*La benedizione della nuova chiesa alla Madonna delle Grazie in Sant'Abbondio
In Chiesa e fuori - La nuova
Cappella
La
terza delle Feste, onde fu solenne e lieto l’ottobre, fu celebrata in gran
parte fuori del
Santuario nella terza domenica del mese.
La
Vergine però, la dolce Sovrana del luogo non mancò di riscuotere il consueto quotidiano
tributo di preghiera e di ossequio.
Era
una delle sue più care e più ricordevoli ricorrenze, onde il suo Santuario fu
adorno copiosamente di fiori, riccamente adornato di ceri, gremito e stivato come
al solito da un popolo devoto e raccolto. La Messa del Rosario fu celebrata all’altare
di Maria tra il consueto raccoglimento e i palpiti degli astanti; alla Mensa Eucaristica
partecipò l'abituale immensa turba; i canti delle orfanelle furono, soavi e
commoventi oltre ogni credere. Poi, impartita che fu la Benedizione col
Venerabile, tutti si avviarono in frotte a gruppi, in piccole brigate verso la
nuova chiesetta, che si doveva
benedire
ed inaugurare.
La Benedizione della Cappella
I
lettori di questo Periodico conoscono già abbastanza le ragioni che hanno
consigliato la edificazione di questa Cappella, la sua situazione e la sua
struttura. Aggiungiamo che sul fronte della chiesetta era già stata apposta,
incisa su marmo bianco, la scritta:
DIVO ABUNDIO ET MATRI DIVINAE GRATIAE DIGATUM
ANNO MDCCOXCV
I
devoti pellegrini percorrevano la Via Sacra, attraversavano rapidamente il
binario della Ferrovia, e per un cancello di legno entravano nel comodo sentiero
che va alla chiesetta dei campi e degli agricoltori. Da una parte e dall'altra
si levava alto e fitto come
una muraglia il granturco; qua e là, in grandi spianate erano accumulati mucchi
altissimi di stipe secche e. nereggianti al sole.
Una
grande pace, una profonda tranquillità regnava nella campagna: nel lontano
tintinnava il campanaccio di una vacca che pascolava.
Al
calpestio di tante persone che conversavano, e di quando in quando si fermavano
per ammirare un olmo gigantesco, per additarsi le colline che, lentamente
digradando, accompagnano e seguono il corso del Sarno, qualche cane fuggiva
rapidissimo, un agnello legato ad una siepe belava.
Sul
sommo della collina, innanzi alla chiesa edificata per loro, erano i campagnoli
dei dintorni, nei loro panni della festa, lietissimi e sorridenti. Ecco, anche
essi avevano finalmente veduto attuato l'intenso loro desiderio: una chiesa lassù
che guardasse i
loro campi in tutte le ore e da tutti i pericoli, una chiesa che loro fosse fedele
e perenne compagna del lavoro e nel riposo, nella seminagione e nella raccolta,
negli affanni e nelle gioie, in tutta la loro vita; una chiesa infine che con
la squilla argentina della sua campanella riempisse le valli circostanti della
voce di Dio.
Vi
erano anche i Figli dei Carcerati con la loro Banda Musicale che allieto la
cerimonia eseguendo assai bene vari pezzi.
La
Cappella fu benedetta da S. E. Rev.ma Mons. Renzullo, Vescovo di Nola. Era
circondato dal clero pompeiano, di pellegrini, di guardie del Santuario, e
nella folla multicolore spiccavano i pennacchi rossi dei carabinieri.
Furono
recitate le orazioni prescritte dalla liturgia: poi, seguito dal corteo,
Monsignore cominciò a girare intorno alla Cappella, benedicendo. Al sole gli
ori della sacra mitra scintillavano, l'argenteo pastorale aveva bagliori
improvvisi e quella processione che si snodava lenta intorno alla candida
Cappella, parata e adorna come la sposa dei Cantici, dava idea delle antiche
funzioni, di cui è rimasta l'eco vivace nelle carte ingiallite del paziente cronista
benedettino; quando tutti gli ordini sociali si stringevano intorno alla
Chiesa, e questa maternamente regnava nella città e nella campagna, avendo
preci e benedizioni per ogni fatto, per ogni vicenda della vita.
Benedetta
la Cappella, il Vescovo di Nola, dalla soglia impartì l'apostolica benedizione,
insieme a trecento giorni d'indulgenza, che furono concessi dall'amatissimo
Sommo Pontefice. Poi mentre la campanella tintinnava lietamente, riempiendo le
valli circostanti delle sue sonore vibrazioni; mentre, ad una certa distanza, rimbombavano
i mortaretti, e la piccola Banda dei figli dei Carcerati suonava festosamente sulla
piazzetta, fu celebrata la prima Messa nella risorta chiesetta di Sant'Abbondio.
Così
la Vergine di Pompei che ha posto la tenda della sua misericordia, il
tabernacolo della sua grazia nella Diocesi gloriosa di Paolino, il Santo sublime
della carità, ha fatto che sì provvedesse in questa Valle allo splendore di
essa: cosi è risorto un tempio di cui le tradizioni nobilissime ascendono e si
perdono nelle prime antichità cristiane, e che segna l'estremo limite della
giurisdizione vescovile di Nola. Di gran cuore quindi l'Ecc.mo Mons. Renzullo,
l'insigne Presule nolano che ha sempre esaudito le nostre preghiere, partecipò alla
funzione. Essa doveva essere e fu una rivendicazione spontanea e bella della
Diocesi Nolana, un trionfo memorabile della Chiesa.
La Benedizione Apostolica - Le
indulgenze
Alle
nostre preghiere, affinché qualche beneficio spirituale fosse concesso a coloro
che
assistessero alla festa, ci fu risposto con questa lettera:
All.mo
e Rev.mo Mons. Alessandro Avv. Carcani, Vicario dell'Em.mo Cardinal Monaco La
Valletta per il Santuario di Pompei.
Ill.mo
e Rev.mo Signore,
Ho
riferito al Santo Padre la lettera del Sig. Avvocato Bartolo Longo, consegnatami
dalla S. V. Ill.ma Sua Santità, amando di far cosa grata all'Egregio
Postulante, si è degnato manifestare che a tutti coloro, i quali assisteranno
alla detta funzione, concede una speciale Benedizione apostolica, e trecento
giorni di Indulgenza.
Mentre
mi affretto a rendere di ciò intesa la S. V. godo confermarmi con sensi di
distinta stima
Di V. S. Ill.ma
Roma, 17 ottobre 1895
Aff.mo par servirla M. Card. Rampolla