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Cappella Madonna delle Grazie o S. Abbondio

Il Santuario > Pompei tra Cronaca e Storia

*Ricerche e Scoperte - Santa Maria delle Grazie o di S. Abbondio

Ottobre del 1873, mi misi in giro per le campagne per fare una questa di derrate; e giunto sull’amena collinetta di S. Abbondio, che costeggia il fiume Sarno, entrai in un’antica cappella diruta, di forma rotonda, e vi trovai dentro alcuni operai di Scafati che lavoravano polvere da sparo. Domandai la porzione di polvere per caricare i petardi, e me ne diedero.
Chieste notizie, seppi che quella era l’antica chiesa medioevale della madonna delle Grazie in S. Abbondio e che da novant’anni in qua non vi si celebrava più Messa. Ma non seppero dirmi niente più.
Intanto ogni anno ripetevo la mia festa popolare in Valle di Pompei, e passavo per i fuochisti di S. Abbondio per ricevere la porzione di polvere.
Una mattina nel mese di settembre 1880 si sentì uno scoppio forte, tremendo, i vetri e le porte delle case di Valle ne tremarono; era saltata in aria la cappella, e quegli infelici operai erano rimasti sepolti.
Alcuni scavi fatti poco appresso, in vicinanza della Cappella e sotto le rovine di essa, misero allo scoperto una colata di lava preistorica e insieme molti scheletri e ossa umane.
Allora mi rivolsi al Professore Ludovico Pepe, di Ostuni, Archeologo distinto, direttore in quel tempo della mia Scuola tipografica; lo pregai che attingesse a fonti sicure la storia di quella vetusta Cappella Valpompeiana, ed a mie spese lo mandai a studiare al Grande Archivio di Napoli ed all’Archivio Vescovile di Nola.
Così scoprimmo tutta l’antica storia della Cappella della Madonna delle Grazie in S. Abbondio.
È una storia importante che comincia dall’anno 1100 circa.

*La Valle Medioevale

La Chiesa di Valle in Campo Pompijo nell’anno millenovantatrè era posseduta dai Benedettini del Monastero di S. Lorenzo un Aversa, i quali possedevano altresì, tutto il territorio circostante. Verso il limite di queste possessioni, dalla parte di Castellammare, era una chiesa, dedicata alla madonna delle Grazie, cui i Benedettini da un Santo del loro Ordine imposero un secondo nome, quello di Santo Abbondio.
Quando nel 1323 Paolo, abate di S. Lorenzo in Aversa, stipulò la permutazione dei beni di Valle con quelli feudali di Berardo Caracciolo, la chiesa principale di Valle rientrò nella giurisdizione spirituale del Vescovo di Nola, seguita naturalmente dalla piccola chiesa che veniva indifferentemente designata col titolo di “Sant’Abbundo” e di “S. Maria delle Grazie”.
La Cappella di S. Abbondio o di S. Maria delle Grazie, come del resto tutte le chiese, in tempi in cui non esistevano cimiteri, dovette contenere i sepolcri di varie persone. Di qui forse, in altri tempi le condizioni relativamente prospere della chiesetta. Quelli che morivano nei dintorni e si facevano seppellire in essa, disponevano legati in favore del luogo ove dovevano aver sepoltura, e stabilivano, forse, Messe e suffragi per l’anima loro…
La memoria di ciò, tuttavia, è andata perduta. Resta però nei più la convinzione che quel passar delle terre circostanti alla cappella di mano in mano, senza che alcuno ne abbia avvantaggiato e goduto, sia derivato appunto dalla cessazione dei suffragi e dagli obblighi spirituali non più adempiuti.

*Il fondo di S. Abbondio in mio potere

Avendo il Demanio posto all’asta pubblica il fondo di S. Abbondio, venne allora anche a me la voglia di voler concorrere a quell’asta, eccone le ragioni: nel vedere che la Madonna da Valle di Pompei già largiva innumerevoli grazie, nell’osservare le folte schiere di pellegrini che venivano a visitare il sorgente Santuario, io ebbi un presentimento. Presentii che intorno al Santuario doveva sorgere la “Nuova Pompei Cristiana” come meraviglioso e provvidenziale contrapposto alla Pompei pagana, la Pompei antica.
Ora una nuova Città avrebbe avuto bisogno d’un cimitero; e il cimitero deveva essere là, sull’amena collinetta di S. Abbondio, su quel luogo in cui erano state le tombe degli antichi valpompeiani.
Volli dunque concorrere all’asta; ma, come sempre avviene, uditosi il mio nome, salì subito il prezzo considerevolmente. Rinunziai.
L’asta rimase aggiudicata al Sig. Aniello Longobardi.
Se non che, come si è detto, vagava per queste campagne una tradizione che chiunque acquistava questa proprietà capitava in disgrazie, e ciò per il mancato adempimento dei suffragi e di altri obblighi spirituali. Il fatto fu che il Sig. Longobardi si trovò in un mare d’impicci e d’infortuni, e allora venne a pregarmi che avessi comprata io la cappella, rinunziando alle spese che aveva fatte e alle rate che aveva pagate al Demanio.
Prima mia cura fu quella di riedificare la cappella in luogo più accessibile di quello ove era l’antica, e la cappella è sorta in forma circolare, simile a quella diroccata: ed è ridente, devota e raccolta oltre ogni credere. Le pie persone che vengono a deporre il fiore della loro fede e della loro gratitudine ai piedi del Trono della Vergine, quando giungono a questa Stazione, si volgano a destra, guardino di là della via ferrata, e nello sfondo dolcissimo del cielo azzurrino, tra il verde vario e sconfinato della campagna lussureggiante, scorgeranno la candida chiesetta che invita alla prece per coloro le cui ossa un tempo riposarono proprio in quei luoghi.
Il 20 ottobre 1895, la Cappella della Madonna delle Grazie e di Sant’Abbondio fu solennemente benedetta dall’Ecc.mo Vescovo di Nola, Mons. Agnello Renzullo. E da quel giorno, ogni domenica, la squilla, dolce e commovente nel silenzio dei campi, raccoglie intorno all’altare, al sacrificio della Messa, gli abitanti di quella contrada e altri contadini che per la distanza e per le vie malagevoli, specie d’inverno, non sempre possono accorrere al santuario.
Sul fronte del bianco Tempietto facemmo incidere nel marmo la scritta:
DIVO ABUNDIO
ET MATRIDIVINAE GRATIAE DICATUM
ANNO MDCCCXCV
Nell’interno della Cappella conserva il tipo esteriore semplicissimo. A destra ed a sinistra della porta d’ingresso due iscrizioni grafite su tavole di marmo ricordano ai fedeli l’origine e lo scopo del Tempietto.
L’iscrizione a sinistra dice:
QUESTO TEMPIETTO
DEDICATO ALLA MADONNA DELLE GRAZIE
FU EDIFICATO DALLA PIETA’
DEL COMM. BARTOLO LONGO
E DELLA CONSORTE CONTESSA MARIANNA DE FUSCO
SU QUESTA TERRA CHE RACCOGLIEVA LE OSSA
DI ANTICHI CHRISTIANI POMPEIANI OBLIATI DA SECOLI
ANNO MDCCCXCIV
Nell’iscrizione a destra si legge:
NEL GIORNO XX OTTOBRE MDCCCXCV
QUESTO TEMPIO
FU SOLENNEMENTE BENEDETTO
DAL VESCOVO DI NOLA
MONSIGNOR AGNELLO RENZULLO
ALLA PRESENZA DEI FONDATORI
E
DEL NOVELLO POPOLO POMPEIANO
Dirimpetto alla porta d’ingresso sorge il modesto Altarino in forma di trono, dall’insieme svelto e severo.

*L'Immagine prodigiosa della Madonna delle Grazie in S. Abbondio

Per ristabilire poi il culto della Madonna delle Grazie, posi in venerazione nella nuova chiesetta una bella, incantevole e prodigiosa Immagine della Madonna delle Grazie, appartenuta alla serva di Dio Suor Maria Luisa di Gesù, fondatrice in Napoli dei Monasteri di S. Filomena al Pallonetto di S. Lucia e di Stella Mattutina a S. Antonio Abate.
E con la fondazione di quella Chiesetta e con il culto a quella pia Immagine la benedizione di Dio è tornata sulle circostanti campagne, rese splendide e ubertose, e abitate da contadini onesti e pii.
È commuovente vederli la domenica accorrere alla loro Chiesetta, ai piedi della loro Madonna delle Grazie, che dal quadro li guarda amorosa.
Il quadro non è certo di gran valore artistico, ma il dolce volto di Maria è sì soave, sì puro, sì celestiale, che quanti lo mirano ne restano rapiti e sono istintivamente mossi a esclamare: - Quant’è bella!
Numerosi sono i celestiali favori che la Madonna delle Grazie nella contrada di S. Abbondio ha concesso ai suoi fedeli. Tutti i contadini dei dintorni l’invocano in ogni loro necessità, né mai restano delusi. Essa è la loro Protettrice e la Madre loro.
È già la Cappella ha avuto doni di oro, tovaglie per l’altare, lampade e fiori.

*La Croce sui sepolcri degli antichi Cristiani Pompeiani

Nel dicembre del 1903 per il bene di questo nostro popolo valpompeiani facemmo venire a Valle di Pompei i Rev.di Padri Passionisti per un corso di Sacre Missioni, che riuscirono solenni e proficue.
Al finire di ogni Missione sogliono i Padri Passionisti in punti elevati della città piantare una gran Croce cui sono intrecciati i simboli della Passione, come ricordo e insegnamento ai cittadini.
Finite dunque le sacre Missioni in Valle di Pompei, proponemmo che la Croce della Passione fosse piantata sulla collinetta di S. Abbondio, presso la Cappella della madonna delle Grazie.
E nel pomeriggio del giorno 20 dicembre insieme con i reverendi Padri, seguiti da tutto il popolo valpompeiano, ci dirigemmo verso la Cappella.
Fra le lacrime, i sospiri, la commozione generale fu piantata la Croce, che doveva sempre rammentare a quei buoni villici l’immolazione di Gesù per l’umano genere. Commossi anche noi, rivolgemmo allora poche parole ai nostri fratelli, e dopo alcune esortazioni, soggiungemmo:
- Sotto queste zolle riposano le ossa dei vostri progenitori che attendono da voi caritatevoli suffragi.
Per essi io ho costruito la Cappella di S. Abbondio, mettendo le anime loro e quelle dei loro nipoti sotto la protezione della Madonna delle Grazie. Recitiamo dunque tre Requiem per le anime dei nostri trapassati.
E tutti lacrimando s’inginocchiarono a pregare per quei poveri morti, dimenticati da secoli.
In quella occasione volemmo pure lasciare un altro simbolico ricordo della Missione dei Passionisti. In prossimità della Croce solitaria e severa eretta a S. Abbondio, piantammo alcuni olivi fatti venire dalla nostra terra di Latiano e da Monopoli in Puglia. Il nostro disegno era di ricordare ai piedi della Croce la mesta memoria del Monte Oliveto per ravvivare sempre più la memoria della Passione negli abitanti di Valle di Pompei.
Dopo appena cinque anni gli alberi di olivo nel nostro piccolo Monte Oliveto dettero il loro primo frutto!... Essi, sono germogliati fra le ombre della Croce!... Oh! Possano pure gli abitanti di quelle contrade dare sempre i frutti simboleggianti nell’olivo – i frutti della grazia e i frutti della pace!

*La Festa del 2 Luglio 1907

Sono già nove anni che i cittadini di Valle di Pompei e gli abitanti delle circostanti campagne concorrono con spontanee oblazioni a festeggiare solennemente il 2 luglio, giorno della Madonna delle Grazie.
Il bel quadro prodigioso, fra canti, musiche, sacerdoti, fanciulli e fanciulle dei nostro Oratori festivi, Figli dei Carcerati ed Orfanelle, seguito da numeroso popolo, esce dalla sua bianca Chiesetta, fa il giro della Valle e percorre le vicine contrade.
Non è a dire come la benedetta Signora è attesa, come la sua visita è desiderata. Ogni anno il popolo di Valle di Pompei si apparecchia a riceverla nei suoi fondi, sul limitare delle sue case; ed è una festa del cuore di questi contadini, vedere la Madre di Dio che viene a salutare e a benedire abitazioni e campagne.
La devota Processione compie un lunghissimo giro; ed il quadro, posto su una ricca e artistica base, a gara è portato a spalla da signori e popolani.
Le strade ove passa la Vergine sono ornate a fiori, vi sono arazzi ai balconi, e d’ogni parte è una pioggia di foglioline, di petali di rose, di cartellini multicolori che scendono dalle terrazze e dalle finestre.
Alla sera lumi, lampadine, vivi fuochi di bengala rischiarano le vie e le campagne: è una vera festa di luce, un’apoteosi di gloria che accompagna la bella Madonna delle Grazie nel suo ritorno alla Cappella di Sant’Abbondio, tutta luminosa e splendente là in cima alla collinetta.
(Autore: Avv. Bartolo Longo)

*Destini di Provvidenza

Ma la contrada di S. Abbondio doveva avere ancora un’altra pagina nella sua storia di secoli. Oh! Come sono ammirabili le vie della Provvidenza! Quella contrada che in origine era stata proprietà di Religiosi, quella contrada sepolcro e tempio degli antichi valpompeiani, dopo tanto volgere di generazioni doveva diventare proprietà non di un ordine monastico, ma di Colui che è il Capo universale di tutta la Chiesa.  

E infatti in seguito alla nostra generale cessione di tutte le nostre Opere e proprietà di Valle di Pompei, il fondo di S. Abbondio e la Cappellina della Madonna delle Grazie appartengono attualmente al Sommo Pontefice. Quella contrada che era stata la prima terra del futuro popolo di Maria, dopo secolari vicissitudini doveva appartenere a Colui che è il Vicario di Cristo in terra.
Così per la contrada S. Abbondio stupendamente chiude tutto un ciclo di avvenimenti, che era anch’esso preordinato ai futuri trionfi di Maria in questa Valle avventurata.
E noi facciamo voti che un giorno una bella e comoda strada, passando con un ponte attraverso il percorso della linea ferroviaria, congiunga la contrada S. Abbondio con la Nuova Pompei. In tal modo questa si estenderà anche più protendendosi in un poetico sfondo di verde; e si unirà alla nuova l’antica Valle Pompeiana, in modo da formare una sola cittadina, che sorriderà come una visione di fede e di pace ai piedi del Vesuvio.
(Autore: Avv. Bartolo Longo)

*La benedizione della nuova chiesa alla Madonna delle Grazie in Sant'Abbondio

In Chiesa e fuori - La nuova Cappella

La terza delle Feste, onde fu solenne e lieto l’ottobre, fu celebrata in gran parte fuori del Santuario nella terza domenica del mese.
La Vergine però, la dolce Sovrana del luogo non mancò di riscuotere il consueto quotidiano tributo di preghiera e di ossequio.
Era una delle sue più care e più ricordevoli ricorrenze, onde il suo Santuario fu adorno copiosamente di fiori, riccamente adornato di ceri, gremito e stivato come al solito da un popolo devoto e raccolto. La Messa del Rosario fu celebrata all’altare di Maria tra il consueto raccoglimento e i palpiti degli astanti; alla Mensa Eucaristica partecipò l'abituale immensa turba; i canti delle orfanelle furono, soavi e commoventi oltre ogni credere. Poi, impartita che fu la Benedizione col Venerabile, tutti si avviarono in frotte a gruppi, in piccole brigate verso la nuova chiesetta, che si doveva
benedire ed inaugurare.
La Benedizione della Cappella
I lettori di questo Periodico conoscono già abbastanza le ragioni che hanno consigliato la edificazione di questa Cappella, la sua situazione e la sua struttura. Aggiungiamo che sul fronte della chiesetta era già stata apposta, incisa su marmo bianco, la scritta:
DIVO ABUNDIO ET MATRI DIVINAE GRATIAE DIGATUM
ANNO MDCCOXCV
I devoti pellegrini percorrevano la Via Sacra, attraversavano rapidamente il binario della Ferrovia, e per un cancello di legno entravano nel comodo sentiero che va alla chiesetta dei campi e degli agricoltori. Da una parte e dall'altra si levava alto e fitto come una muraglia il granturco; qua e là, in grandi spianate erano accumulati mucchi altissimi di stipe secche e. nereggianti al sole.
Una grande pace, una profonda tranquillità regnava nella campagna: nel lontano tintinnava il campanaccio di una vacca che pascolava.
Al calpestio di tante persone che conversavano, e di quando in quando si fermavano per ammirare un olmo gigantesco, per additarsi le colline che, lentamente digradando, accompagnano e seguono il corso del Sarno, qualche cane fuggiva rapidissimo, un agnello legato ad una siepe belava.
Sul sommo della collina, innanzi alla chiesa edificata per loro, erano i campagnoli dei dintorni, nei loro panni della festa, lietissimi e sorridenti. Ecco, anche essi avevano finalmente veduto attuato l'intenso loro desiderio: una chiesa lassù che guardasse i loro campi in tutte le ore e da tutti i pericoli, una chiesa che loro fosse fedele e perenne compagna del lavoro e nel riposo, nella seminagione e nella raccolta, negli affanni e nelle gioie, in tutta la loro vita; una chiesa infine che con la squilla argentina della sua campanella riempisse le valli circostanti della voce di Dio.
Vi erano anche i Figli dei Carcerati con la loro Banda Musicale che allieto la cerimonia eseguendo assai bene vari pezzi.
La Cappella fu benedetta da S. E. Rev.ma Mons. Renzullo, Vescovo di Nola. Era circondato dal clero pompeiano, di pellegrini, di guardie del Santuario, e nella folla multicolore spiccavano i pennacchi rossi dei carabinieri.
Furono recitate le orazioni prescritte dalla liturgia: poi, seguito dal corteo, Monsignore cominciò a girare intorno alla Cappella, benedicendo. Al sole gli ori della sacra mitra scintillavano, l'argenteo pastorale aveva bagliori improvvisi e quella processione che si snodava lenta intorno alla candida Cappella, parata e adorna come la sposa dei Cantici, dava idea delle antiche funzioni, di cui è rimasta l'eco vivace nelle carte ingiallite del paziente cronista benedettino; quando tutti gli ordini sociali si stringevano intorno alla Chiesa, e questa maternamente regnava nella città e nella campagna, avendo preci e benedizioni per ogni fatto, per ogni vicenda della vita.
Benedetta la Cappella, il Vescovo di Nola, dalla soglia impartì l'apostolica benedizione, insieme a trecento giorni d'indulgenza, che furono concessi dall'amatissimo Sommo Pontefice. Poi mentre la campanella tintinnava lietamente, riempiendo le valli circostanti delle sue sonore vibrazioni; mentre, ad una certa distanza, rimbombavano i mortaretti, e la piccola Banda dei figli dei Carcerati suonava festosamente sulla piazzetta, fu celebrata la prima Messa nella risorta chiesetta di Sant'Abbondio.
Così la Vergine di Pompei che ha posto la tenda della sua misericordia, il tabernacolo della sua grazia nella Diocesi gloriosa di Paolino, il Santo sublime della carità, ha fatto che sì provvedesse in questa Valle allo splendore di essa: cosi è risorto un tempio di cui le tradizioni nobilissime ascendono e si perdono nelle prime antichità cristiane, e che segna l'estremo limite della giurisdizione vescovile di Nola. Di gran cuore quindi l'Ecc.mo Mons. Renzullo, l'insigne Presule nolano che ha sempre esaudito le nostre preghiere, partecipò alla funzione. Essa doveva essere e fu una rivendicazione spontanea e bella della Diocesi Nolana, un trionfo memorabile della Chiesa.
La Benedizione Apostolica - Le indulgenze
Alle nostre preghiere, affinché qualche beneficio spirituale fosse concesso a coloro
che assistessero alla festa, ci fu risposto con questa lettera:
All.mo e Rev.mo Mons. Alessandro Avv. Carcani, Vicario dell'Em.mo Cardinal Monaco La Valletta per il Santuario di Pompei.
Ill.mo e Rev.mo Signore,
Ho riferito al Santo Padre la lettera del Sig. Avvocato Bartolo Longo, consegnatami dalla S. V. Ill.ma Sua Santità, amando di far cosa grata all'Egregio Postulante, si è degnato manifestare che a tutti coloro, i quali assisteranno alla detta funzione, concede una speciale Benedizione apostolica, e trecento giorni di Indulgenza.
Mentre mi affretto a rendere di ciò intesa la S. V. godo confermarmi con sensi di distinta stima
Di V. S. Ill.ma
Roma, 17 ottobre 1895

Aff.mo par servirla M. Card. Rampolla
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